Siamo figli della Terra, composti dalle stesse sostanze chimiche, dalle stesse strutture fisiologiche, dalla stesse logiche genetiche presenti su questo Pianeta. Allo stesso tempo, siamo figli del Cielo, portatori di un’inestinguibile scintilla di coscienza, che dalle profondità del nostro essere spinge per compenetrare la materia di cui siamo composti, rendendo visibili e tangibili i suoi principi di bellezza, creatività e complessità.
La vita è un processo in perenne cammino, è un dialogo tra la materia e lo spirito e noi siamo una tappa nel suo procedere: siamo qui per rendere possibile il passaggio a uno stadio più avanzato di espressione delle forze della vita. Una tappa importante, ricca di incognite, sfide, ostacoli, ma anche di entusiasmanti esperienze e di impensabili traguardi: è nell’umano che la coscienza si rivela apertamente nella sua stessa creazione.
Sganciàti dal vincolo dell’istinto e scaraventati nell’innovazione del libero arbitrio, siamo come adolescenti che improvvisamente si trovano soli davanti alle scelte e alle possibilità della vita. Senza mappa non è facile gestire l’intreccio delle diverse spinte, interne ed esterne, e l’esistenza individuale finisce col modellarsi in un set casuale di abitudini, imprinting familiare, condizionamenti culturali, con qualche sprazzo di intuizione che permette di intravedere oltre la componente più densa e di far filtrare qualcosa della scintilla interiore, quella in cui la totalità si è frazionata per poter esplorare la sua stessa opera. Il Gioco della Lila è chiamato in uno dei più antichi testi della tradizione indiana, Rig Veda, il mito che descrive l’immenso gioco cosmico, la danza dello spirito che si esprime nella materia.
Se la prima fase di questa conquistata – o ricevuta – autonomia è esaltante e porta a commettere anche eccessi al fine di esplorare i limiti del possibile, arriva un momento in cui la malintesa libertà di poter fare ciò che si vuole rivela l’altra faccia della medaglia, la profonda solitudine di una divinità capricciosa, che non ha capito davvero chi è e, di conseguenza, neppure che cosa vuole.
Siamo molto più di piccoli egoisti che perseguono ognuno il suo fine, misurandolo col ristretto righello del proprio piacere, potere, ricchezza. Sì, certo, questi sono traguardi appetitosi, che grande attrazione rivestono per molti di noi; è parte del processo, è la fase iniziale dell’adolescenza dell’essere umano. Quello perseguito per soli scopri personali è un nutrimento di scarsa qualità per la nostra interiorità, ci lascia sì soddisfazione, ma dura poco e richiede una dose ancora più alta di palliativi, che lasceranno sempre più arsa la gola, perché il vero bisogno è un altro. La vera gioia, il senso di pienezza e di realizzazione, sopraggiungono quando abbiamo la possibilità di scoprire chi siamo davvero e quando ci impegniamo per farlo emergere.
Ognuno di noi, unico e irripetibile, è portatore di un nucleo di coscienza – qualcuno preferisce chiamarla scintilla divina? – ognuno di noi entra in questa esperienza terrestre con un suo bagaglio di talenti, potenzialità, peculiari sensibilità e predisposizioni. La prima vera meta da raggiungere è quella che viene generalmente definita “ego”, che necessita di un diverso e più attento focus proprio sulla dimensione individuale, personale. Perseguire, quindi, obiettivi e orizzonti non più posti e imposti dall’esterno – famiglia, amici, cultura dominante – ma risonanti con la propria profondità, con la peculiare scintilla di cui si è portatori, è la prima tappa di un risveglio alla nostra identità complessa. Sarà successivamente, una volta fatta fiorire la nostra individualità, che sentiremo il bisogno di non tenere solo per noi i traguardi e gli onori acquisiti, vorremo metterli al servizio di orizzonti più ampi, perché riconosceremo che… proprio per questo siamo qui.
Siamo figli della Terra, grazie alla quale abbiamo un corpo, dei sensi e la possibilità di interagire fisicamente tra noi; e figli del Cielo, portatori di una vision e di una mission che oltrepassa i limiti del nostro essere singoli individui, del nostro essere umani e forse anche del nostri essere terrestri. E questo è il viaggio, interiore ed esteriore, a cui siamo invitati a risvegliarci.
Marcella Danon
Ecopsicologa, direttrice di Ecopsiché
Editoriale agosto 2022 – Ecopsicologia NEWS
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